L’Italia è in stagnazione e non si vedono all’orizzonte segnali di crescita sostanziale. Questo in un quadro internazionale oltremodo incerto per le difficoltà dell’economia europea – e in particolare della Germania, cui la nostra economia è profondamente intrecciata -, per la «guerra dei dazi» tra Stati Uniti e Cina, per il rallentamento dell’economia mondiale. Anche nell’Unione Europea ci si sta rendendo conto – timidamente – che le politiche restrittive di questi anni non hanno funzionato: le politiche di austerità hanno impedito il rilancio della crescita, dell’occupazione, della necessaria innovazione del nostro modello di sviluppo.
Chiediamo al Governo italiano di essere in prima fila in questa opera di cambiamento, di guidare le richieste di revisione dei Trattati fiscali e monetari e di intraprendere con convinzione il varo di una vera politica comune in ambito fiscale, del lavoro, dei diritti sociali. La campagna Sbilanciamoci! vede aderire decine di associazioni della società civile, tra cui Arci, realtà impegnate in un cambio di direzione con proposte concrete. Si propone una manovra di 44,6 miliardi di euro ritenendo sia necessario un intervento shock capace di dare un impulso al Paese, all’economia e alla sostenibilità di produzioni e consumi. 23 miliardi di euro devono essere utilizzati per la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia; 14,6 miliardi per realizzare un grande piano di investimenti e di spesa pubblica per finanziare un Green New Deal, l’istruzione, la sanità, il welfare e la cooperazione; 4 miliardi per la riduzione delle tasse ai primi due scaglioni di reddito; 3 miliardi per le spese indifferibili.
La Nota di Aggiornamento che il Governo dovrebbe presentare al Parlamento entro il 27 settembre deve contenere – secondo Sbilanciamoci! – radicali novità rispetto al passato: investimenti pubblici, fiscalità progressiva, risorse per il welfare, riduzione delle spese militari, riconversione ecologica dell’economia.
C’è lo spazio per fare politiche diverse dal passato, espansive e non restrittive, che puntino a porre le basi di un nuovo modello di sviluppo sostenibile fondato sui diritti, la giustizia sociale, il superamento delle diseguaglianze, la pace.