Il 29 novembre l’Arci scenderà in piazza aderendo allo sciopero generale. Una scelta chiara e necessaria: la nostra associazione non può restare in silenzio di fronte al peggioramento delle condizioni lavorative, all’aumento delle disuguaglianze, alla precarizzazione dei diritti e alla marginalizzazione del Terzo Settore, messo in ginocchio da politiche miopi e punitive.
Ogni giorno, attraverso i nostri circoli e comitati, raccogliamo e affrontiamo i bisogni di comunità sempre più colpite da solitudine, abbandono e impoverimento. Ma non basta: i continui attacchi al nostro ruolo associativo, come l’introduzione dell’Iva per le attività di promozione sociale, dimostrano la volontà politica di trasformare le associazioni in meri enti commerciali, cancellando il valore sociale e mutualistico che da sempre ci contraddistingue.
L’Arci non accetterà mai di essere relegata a una funzione accessoria o subordinata. La nostra storia parla di cittadinanza attiva, di militanza associativa e di impegno per la costruzione di comunità solidali. Non siamo bar né supermercati, ma spazi di socialità, cultura e cura del territorio. L’introduzione di norme fiscali punitive nei confronti del Terzo Settore rappresenta un attacco alla libertà associativa e un tradimento dei principi costituzionali, come quello sancito dall’articolo 18.
Difendere il Terzo Settore significa difendere la democrazia. In questi anni, insieme al Forum del Terzo Settore e a parlamentari di diversi schieramenti, abbiamo avanzato proposte alternative, convintɜ che il nostro lavoro non si misura in termini di profitto ma di impatto sociale. Eppure ci troviamo davanti a una politica che preferisce relegarci al ruolo di burocrati sfruttati, negandoci il riconoscimento che meritiamo.
Scenderemo inoltre in piazza anche per la pace, per ribadire, dopo la lettera inviata ai segretari generali di Cgil e Uil dalle reti promotrici di ‘Fermiamo le guerre, il tempo della Pace è ora!’, che il tema della riduzione delle spese militari, a favore del lavoro, della sanità, della scuola, dell’ambiente, deve essere al centro della mobilitazione sindacale.
Per queste ragioni, il 29 novembre saremo al fianco delle organizzazioni sindacali, chiedendo loro di fermare, insieme a noi, questa deriva democratica. Non ci fermeremo qui: se sarà necessario, torneremo in piazza e davanti alle sedi istituzionali a rivendicare il nostro diritto di costruire un futuro migliore per tuttɜ.