Continua, dopo quattordici giorni in mare, il gioco di forza del ministro Salvini contro la Sea Watch, rafforzato dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che due giorni fa ha respinto il ricorso dei 42 migranti a bordo, non ritenendo obbligo dell’Italia fornire un porto ai migranti. E se la capitana della nave, Carola Rackete, ieri pomeriggio ha deciso di forzare l’alt della Finanza avvicinandosi a tre miglia dal porto di Lampedusa, mentre il ministro Salvini continua ad annunciare provvedimenti nei suoi confronti, è stata immediata la solidarietà di tante persone che da ieri sono scese in piazza in tutta Italia per chiedere il rispetto dei principi costituzionali e dei diritti umani. In molti indossando le coperte termiche che si usano per coprire i corpi martoriati dei soccorsi in mare, simbolo della campagna #IoAccolgo, si sono riuniti sui sagrati delle chiese delle proprie città per ribadire di essere a fianco della Sea Watch e della sua capitana, che ha deciso, nonostante leggi e divieti ingiusti, di rispettare i diritti umani. «Siamo al paradosso, si tengono lontano 42 profughi e nelle stesse ore ne sbarcano nel silenzio altri 44. C’è in corso una violenta e sproporzionata guerra del Governo contro le organizzazioni umanitarie – dichiara la presidente nazionale Arci Francesca Chiavacci – di fronte alla sofferenza di tanta gente appare tremendo il comportamento di un Ministro, il silenzio del presidente del Consiglio e la sproporzione di un apparato di sicurezza mobilitato. Si facciano sbarcare e si consideri la disponibilità di chi si è offerto ad accoglierli. L’Arci sarà presente in tutte le manifestazioni promosse».