Un grande successo di partecipazione, considerato che si trattava di un voto simbolico, è quello che si è registrato domenica 26 maggio nelle città di Bari e Lecce, dove la Cgil, insieme ad associazioni tra cui l’Arci, ha aperto 7 seggi dove i migranti senza diritto di voto hanno avuto la possibilità di scegliere il proprio sindaco.
Sono infatti circa 20mila i migranti residenti nelle due cittadine pugliesi (14mila a Bari e oltre 7mila a Lecce), che sono però considerati «cittadini a metà: tutti i doveri ma non tutti i diritti. Il voto è un diritto, è strumento di partecipazione e democrazia. La legge alimenta invece una divisione, fa sentire questi cittadini ospiti tollerati e nemmeno tanto, in una fase in cui c’è chi specula strumentalmente ed elettoralmente sul disagio sociale alimentando xenofobia e razzismo – commenta Pino Gesmundo, segretario regionale Cgil Puglia – non sono fantasmi, li incontriamo ogni giorno nei luoghi di lavoro, nelle scuole, con loro condividiamo destini e decisioni delle istituzioni politiche». Sono stati in migliaia a recarsi presso i seggi ad esprimere la loro preferenza. Talmente in linea e integrati nel sentire comune che dallo spoglio è emerso come la maggioranza si sia espressa in linea con il voto dei baresi e dei leccesi.
Una piccola azione simbolica che daà un segnale importante e riaccende un faro sulla riforma del diritto di cittadinanza, per riconoscere finalmente un diritto negato a persone che sono perfettamente integrate nella comunità e ne fanno pienamente parte.