In questi giorni il cinismo delle potenze globali e locali esprime tutta la propria forza distruttiva contro la popolazione della Siria, un Paese martoriato da 14 anni guerra durante i quali attori siriani ed internazionali hanno trasformato l’intero territorio in un campo di battaglia. Non bastano a fermare la guerra i 600.000 morti, i 2.800.000 feriti e mutilati, i 12 milioni di sfollati di cui 7 milioni rifugiati all’estero, la distruzione di città e monumenti.
Nella fragilissima tregua in Libano e mentre è ancora in corso un genocidio a Gaza e massacro in Cisgiordania, le forze militari internazionali hanno spostato i loro criminali regolamenti di conti in un Paese devastato da anni ed anni di distruzioni e dolore, noncuranti della fatica con cui la popolazione civile cercava di riorganizzare, nelle difficoltà di un durissimo embargo, una qualche maniera di ridarsi una vita “normale”.
L’attacco dei Jihiadisti di questi giorni gode del sostegno di chi sceglie le armi per ridisegnare i rapporti di forza negli scenari internazionali, senza alcuna cura delle sperimentazioni democratiche curde nel Rojava in cui le amministrazioni locali si sono organizzate in pacifiche amministrazioni pluricomunitarie o del lavoro con cui le associazioni stanno cercando di portare sollievo alle fasce della popolazione più vulnerabile: una società civile coraggiosa e resiliente, che abbiamo conosciuto e con cui il mondo Arci ha collaborato durante le tregue dei combattimenti e che è stata capace di portare conforto e soccorso alla popolazione dopo il devastante terremoto del febbraio 2023 offrendo cura, riparo e calore.
Il genocidio in atto a Gaza, le guerre in Siria, Afghanistan, Libia, Yemen, Libano ed altri paesi martoriati da feroci combattimenti, rappresentano l’ennesima prova della incapacità delle organizzazioni internazionali unione Europea ed ONU, di risolvere i conflitti ed arrestare i massacri costringendo le potenze fornitrici di armi al negoziato per arrestare il sanguinoso mosaico di una guerra mondiale a pezzi.
L’Arci continuerà a dare voce a chi dalla Siria lotta per una pace giusta, e chiede al Governo Italiano che faccia pressione nei luoghi della diplomazia internazionale perché venga imposto il cessate il fuoco in tutto il Medio Oriente e cessi il genocidio del popolo palestinese, e che in Siria possano crearsi le condizioni necessarie per portare solidarietà alla popolazione stremata: imporre la tregua, permettere il libero ingresso degli aiuti e sospendere le sanzioni. È poi importante assicurare l’attivazione di corridoi umanitari per le nuove centinaia di migliaia di profughi dai combattimenti, assicurando loro il trasferimento in paesi sicuri senza attraversare il mare al rischio della vita.
Si tratta di atti di umanità necessari ed urgenti, che non tolgono nulla alle gravissime responsabilità di tutti gli attori siriani ed internazionali e non li assolvono dal crimine di aver portato alla morte ed alla disperazione milioni di persone innocenti costringendo tanti sopravvissuti all’esilio.
Solo assicurando pace e sicurezza in tutta la Siria sarà possibile creare le condizioni di un governo finalmente democratico, rispettoso dei diritti umani e che valorizzi la volontà delle proprie diverse comunità di costituirsi in autonomie locali.
Nelle prossime settimane, seguendo con apprensione l’evolversi degli eventi, Arci valuterà con i propri partner in loco la possibilità di attivare iniziative di solidarietà.