L’Arci nazionale, la Cgil, Anpi, Legambiente e Libera hanno inviato ai vertici istituzionali italiani ed europei un appello per fermare l’invasione con pesanti bombardamenti della zona autonoma del Rojava, da parte della Turchia. Nell’appello le associazioni e il sindacato si dichiarano «angosciati e preoccupati per quanto sta accadendo al confine tra Turchia e Siria».
Scrivono Arci, Cgil, Anpi, Legambiente e Libera: «A seguito delle improvvide dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump il presidente della Turchia Erdoğan ha dato avvio all’avanzata dell’esercito nelle zone storicamente abitate dalle popolazioni curde». «L’esercito curdo – sottolineano – è stato negli ultimi anni alleato delle forze occidentali e protagonista nel respingimento dell’avanzata dell’Isis, per la cui causa ha pagato un ingente prezzo di sangue».E concludono: «La convivenza tra la popolazione turca e curda potrà essere praticabile solo se lo Stato turco accetta di sedersi a un tavolo di trattative con i rappresentanti curdi, con pari dignità, per trovare un accordo sul riconoscimento e indipendenza dei loro territori. La comunità internazionale, l’Europa, l’Italia hanno un debito di riconoscenza nei confronti delle donne e degli uomini curdi che si sono battuti fino alla morte per fermare il comune nemico Daesh e salvaguardare la sicurezza dell’Europa e del nostro Paese». Le voci sollevate in queste ore sono ancora troppo deboli, non ci si può voltare dall’altra parte rispetto a quanto sta accadendo. La mobilitazione della società civile è quotidiana, continuerà fino a quando non si cesserà l’offensiva turca.
La presidente nazionale dell’Arci, Francesca Chiavacci, nel lanciare l’appello e la raccolta fondi per l’emergenza umanitaria afferma: «l’azione militare unilaterale che la Turchia sta portando avanti in queste ore è inaccettabile. Chiediamo il massimo impegno del governo Italiano, dell’Unione Europea e della Nato per fermare l’invasione e scongiurare una nuova destabilizzazione dell’area. È nostro dovere non lasciare solo il popolo curdo e i civili, prime vittime di questo conflitto».