«La guerra è un male assoluto e va ripudiata», proprio come è scritto nella nostra Costituzione all’Art. 11. Spegniamo la guerra, accendiamo la Pace! è lo slogan dei promotori, tra cui Arci, nell’appello per la mobilitazione internazionale del 25 gennaio. Un principio che per noi rimane assoluto, la guerra – chiamiamola con il suo nome – non deve essere considerata come «la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è, dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi» come sosteneva Carl von Clausewitz. Viviamo in un periodo confuso, dove lo stesso multilateralismo, la condivisione delle soluzioni ai conflitti sono messe in forte discussione. Basti pensare all’azione del presidente Trump in Siria e più recentemente con l’uccisione di Soleimani, azioni unilaterali che hanno aggravato scenari già complicati. Iraq, Iran, Siria, Libia, Yemen: sono i fronti più caldi in questa complicata crisi del vecchio ordine internazionale, dove potenze regionali e globali si contendono con la guerra aree di influenza sulla pelle delle popolazioni locali.
La guerra non produce solo distruzione, ma cancella anche dall’agenda politica la questione sociale, ormai incontenibile ed esplosa nelle proteste delle popolazioni che hanno occupato pacificamente le piazze e le strade. Scenari che ci costringono ad agire e mobilitarci. Dobbiamo gridare il nostro no alla guerra, alla sua preparazione, a chi la provoca per giustificare la produzione e la vendita di armi. Guerre che, in ogni momento, possono fare da miccia ad un conflitto globale tanto più preoccupante per il potenziale degli armamenti nucleari oggi a disposizione dei potenti del mondo.
Manifestiamo il nostro sostegno alle popolazioni, vere vittime delle guerre, a chi si rivolta da Baghdad a Teheran, da Beirut ad Algeri, da Damasco al Cairo, da Gerusalemme a Gaza. L’UE deve assumere una forte iniziativa che contribuisca a ridurre la tensione e costruisca una soluzione politica, rispettosa dei diritti dei popoli, dell’insieme dei conflitti in corso in Medio Oriente e avviare una rapida implementazione del Piano Europeo per l’Africa (Africa Plan) accompagnandolo da un patto per una gestione condivisa dei flussi migratori
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