
Nel cuore dell’ottantesimo anniversario della Liberazione, la giunta comunale di Trieste ha deciso di non concedere il patrocinio alla Festa del 25 aprile promossa dal Comitato XXV Aprile, composto da una trentina di associazioni cittadine tra cui Arci Trieste. Una decisione che consideriamo grave, miope e profondamente politica.
Nella comunicazione ufficiale si parla di una richiesta “pleonastica”, perché – secondo il Comune – la Liberazione è già riconosciuta come festa nazionale e dunque non necessita di ulteriori adesioni o sostegni istituzionali. Ma è proprio questa la chiave della questione: celebrare il 25 aprile non è un atto formale, è una scelta di campo.
Il patrocinio richiesto non era oneroso. Era un segnale, una presa di posizione, un modo per dire che il Comune di Trieste riconosce e partecipa al significato profondo di quella data. Rifiutarlo – peraltro dopo un mese di silenzio – significa sfilarsi da questo riconoscimento. Significa trattare la Resistenza come una pratica rituale da confinare in luoghi istituzionalizzati, come la Risiera di San Sabba, sempre più militarizzata e resa inaccessibile.
A Trieste, più che altrove, il 25 aprile ha bisogno di essere vissuto come festa popolare, condivisa e plurale. In una città segnata da memorie complesse, da una narrazione spesso strumentalizzata delle foibe e da decenni di amministrazioni di destra, la celebrazione della Liberazione è anche un gesto di coraggio civico e di democrazia partecipata. È l’occasione per far emergere le tante voci che ancora oggi difendono i valori dell’antifascismo, della giustizia sociale e della convivenza tra le comunità.
Il Comitato XXV Aprile non si è arreso, e nemmeno noi lo faremo. Il corteo ci sarà, partirà da Campo San Giacomo e raggiungerà la Risiera. Continueremo a costruire spazi di libertà, memoria attiva e cultura democratica. Perché il 25 aprile non è mai pleonastico. È il fondamento della nostra Repubblica, è la festa di tutte e tutti, ed è un diritto – non una concessione.