Siamo fortemente preoccupati per l’accelerazione della crisi in Ucraina nelle ultime ore.
Il braccio di ferro delle ultime settimane tra i potenti della terra occupa totalmente lo spazio mediatico: a parlare sono solo i leader di pochi e potenti Paesi o le Alleanze militari ad essi connessi, quando invece le guerre sappiamo ormai che colpiscono prevalentemente la popolazione inerme, i bambini, le donne, gli anziani.
Il multilateralismo auspicato dai più scivola, neanche tanto lentamente, verso una oligarchia di Stati e leaders che sembra presagire un nuovo ordine (o disordine) mondiale. Il ruolo e l’autorevolezza delle Nazioni Unite, di cui si sentirebbe gran bisogno, è fortemente a rischio, non solo per la fase in atto, ma soprattutto per gli anni a venire.
L’Unione Europea – che da anni segna il passo con una mancanza d’iniziativa nei momenti più critici, a fronte di un enorme potenziale spazio politico – anche stavolta si dimostra inadeguata, lasciando una polverizzazione di protagonismi ai singoli Paesi membri.
Dopo due anni di pandemia, che ha colpito profondamente l’intero pianeta, questo esito è davvero l’ultima cosa di cui si sentiva il bisogno! Invece di ricostruire si intende distruggere!
Eppure esiste in Ucraina, in Russia, così come in Europa e nel nostro Paese, una società civile che vuole mettere in profonda discussione le logiche della guerra e le sue cause, qualunque queste possano essere.
L’Arci, insieme alla Rete Italiana Pace e Disarmo e a tante altre organizzazioni, ha più volte denunciato la spropositata corsa al riarmo in tutto il mondo e come da questo non ci si può aspettare niente di buono. L’economia dell’export di armamenti non conosce né crisi né flessione in nessun momento e le responsabilità dei Paesi produttori ed esportatori di armi, Italia compresa, sono enormi.
Abbiamo chiesto, e continuiamo a chiedere:
– che le armi tacciano e che si riaprano i colloqui tra i Paesi delle regioni coinvolte nella crisi, con un ruolo speciale delle Nazioni Unite come soggetto di mediazione super partes;
– che l’Italia si renda promotrice in seno all’UE per l’assunzione di un ruolo di neutralità attiva, sia rispetto alla situazione contingente sia nel ruolo futuro che potrà darsi.
E, sopra ogni altra cosa, tutti noi dobbiamo da questa crisi trarre un insegnamento prezioso per il futuro del pianeta: si smetta di affrontare gli eventi come se fossero una serie senza soluzione di continuità di emergenze slegate l’una dalle altre e si cominci a rimettere in discussione l’attuale paradigma economico, sociale e ambientale del mondo come un’unica interconnessione, poiché è solo col lavoro paziente giorno per giorno che ritroveremo il senso di una convivenza positiva, tra esseri umani e con l’ambiente in cui viviamo.