Attiviste di ogni parte del mondo sono state in prima linea nella battaglia per i diritti umani nel 2018. Lo ha dichiarato Amnesty International presentando la sua analisi sulla situazione dei diritti umani nell’anno che sta per terminare. L’organizzazione per i diritti umani ha messo in evidenza che l’azione di leader che si definiscono ‘duri’ e che promuovono politiche misogine, xenofobe e omofobe ha messo in pericolo libertà e diritti conquistati tempo addietro.
Questa l’analisi contenuta in Rights Today (pubblicato in Italia col titolo La situazione dei diritti umani nel mondo. Il 2018 e le prospettive per il 2019 da Infinito Edizioni), riguardante sette regioni (Africa, Americhe, Asia orientale, Europa e Asia centrale, Medio Oriente e Africa del Nord, Asia meridionale e Asia sudorientale) presentata in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani.
Mentre i movimenti per i diritti delle donne sono un fatto consolidato, nel 2018 le attiviste hanno fatto i principali titoli delle notizie sui diritti umani. Ma non si può celebrare ‘lo straordinario risorgimento dell’attivismo delle donne’ senza considerare la forza trainante che ha spinto così tante donne a mobilitarsi per il cambiamento. L’analisi di Amnesty International punta il dito su un crescente numero di politiche e legislazioni che intendono sottomettere e controllare le donne, soprattutto nella sfera dei diritti sessuali e riproduttivi: in Polonia e in Guatemala sono state fatte proposte per rendere ancora più rigide le leggi sull’aborto mentre negli Usa il taglio dei fondi ai centri per la pianificazione familiare hanno messo a rischio la salute di milioni di donne. Nel 2018 le attiviste hanno rischiato la vita e la libertà per denunciare le ingiustizie: la palestinese Ahed Tamimi è finita in carcere ingiustamente per aver osato difendere la sua gente; le saudite Loujain al-Hathloul, Iman al-Nafjan e Aziza al-Yousef sono state imprigionate per la loro campagna in favore dei diritti delle donne; e in Brasile Marielle Franco è stata brutalmente assassinata per la sua indefessa lotta in favore dei diritti umani.
Il 2019 sarà un anno decisivo per invertire la tendenza sui diritti delle donne: l’anno prossimo, il 40° anniversario della Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, sarà un’occasione fondamentale che il mondo non potrà permettersi di trascurare. «La Convenzione è stata adottata in modo ampio. Ma molti governi hanno posto la condizione di potersi svincolare dalle importanti disposizioni che la Convenzione prevede, come ad esempio promuovere politiche nazionali per porre fine alla discriminazione nelle leggi e nella prassi e impegnarsi a eliminare la discriminazione nel campo matrimoniale e delle relazioni familiari». Amnesty International sta sollecitando i governi ad agire per assicurare che i diritti delle donne siano rispettati, non solo attraverso l’osservanza delle disposizioni internazionali ma anche cambiando le leggi nazionali che li ostacolano e attuando politiche che diano potere alle donne e proteggano i loro diritti.