Un ‘contratto’ pieno di contraddizioni che favorisce i più forti

 

In attesa di capire se le due forze che stanno trattando riusciranno a formare un governo, esprimiamo il nostro giudizio sul ‘contratto’ di governo fra M5Stelle e Lega, che traccia le linee di un progetto che si rivela pieno di contraddizioni, ma che al fondo vuole favorire i ceti più forti.

Ci sono parti che, se sviluppate nella giusta direzione, potrebbero apparire interessanti, dal tema delle pensioni (che prevede però solo una revisione della legge Fornero e non la promessa abrogazione), a quello dell’ambiente e dell’acqua pubblica. Ma sembrano piuttosto specchietti per allodole per nascondere la mancanza di un disegno complessivo volto al superamento delle crescenti diseguaglianze, alla tutela dei diritti, alla conquista di una piena dsignità del lavoro, alla costruzione di un nuovo futuro.

Contemporaneamente si propongono misure che sono in evidente contraddizione tra loro.Come si può pensare di finanziare un reddito di  inclusione – visto che non si tratta, come era stato detto,  di un reddito di cittadinanza universale e incondizionato – se al contempo si punta ad instaurare una flat tax, cavallo di battaglia di tutte le destre a livello mondiale, che abbassa enormemente il livello delle entrate fiscali e soprattutto viola il principio di progressività del sistema tributario dettato dalla nostra Costituzione? Si mette così a repentaglio l’esistenza stessa dello Stato sociale e  si negano come valori fondanti i principi di libertà e  di uguaglianza contenuti nell’articolo 3 della Carta.

 

Il ‘contratto’ è caratterizzato da misure securitarie che naturalmente si rivolgono in particolare contro i migranti, ma non solo. Basta pensare all’abrogazione del principio di  simmetria tra difesa e offesa, legata ai reati contro la proprietà privata, o all’abolizione delle misure alternative al carcere.  Si vogliono chiudere i campi Rom senza proporre alcuna soluzione abitativa alternativa, togliere addirittura la patria potestà ai genitori di bambini rom che non frequentano la scuola. Si prevedono norme più cogenti sui rimpatri, sulle espulsioni anche dei richiedenti asilo, con l’aumento dei centri di detenzione, si pretende – ed è un vero assurdo – che l’ammissibilità delle domande di protezione internazionale  sia attestata dagli stati di origine, quelli da cui i migranti fuggono.

Alla cultura è dedicato un breve paragrafo, in cui, al di là delle dichiarazioni generiche, non c’è niente sulla necessità di adottare misure che ne facilitino l’accesso o sul sostegno a pratiche che mirano a renderla sempre più diffusa e fruibile da tutti.

 

Per gli estensori del contratto sembra non esistere il fenomeno del femminicidio, si fa solo un generico riferimento alla violenza sessuale, secondo una logica puramente repressiva, del tutto inefficace ai fini della prevenzione. Alle donne vittime di violenza serve invece il riconoscimento del trauma subito, un aiuto a superarlo, il rispetto in tutti gli ambiti giudiziari. Per quanto riguarda poi  le situazioni che prevedono un intervento per l’affidamento della prole si propone una pericolosa equiparazione tra le due figure genitoriali, mettendo in ombra l’origine maschile della violenza anche dentro le mura domestiche e il clima di paura in cui si troverebbero a vivere i figli.

In sostanza un contratto che premia i più forti, i ceti benestanti, gli uomini, naturalmente i “nostri”, cioè quelli di pelle bianca e nati nel nostro Paese.