«Il fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di cultura, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli ‘altri’ le cause della sua impotenza o sconfitta. Il fascismo è lirico, gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre, plagiatore, manierista. Non ama la natura, perché identifica la natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito. Odia gli animali, non ha senso dell’arte, non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d’altronde non rispetta lui. Non ama l’amore, ma il possesso» (Ennio Flaiano).
Non possiamo non accorgerci che da più parti viene affermato che i problemi dell’Italia non siano quelli del razzismo o del neofascismo: sono ben altri.
Ma è evidente che questo fa parte di una rappresentazione della realtà che in fondo dice che razzismo e fascismo sono opinioni al pari delle altre e che, come ci insegna Voltaire, dovremmo dare la vita perché quell’opinione possa essere manifestata.
Peccato che quelle non siano opinioni, ma prassi, anche criminali che culminano in una sparatoria come a Macerata o negli innumerevoli gesti violenti che negli ultimi anni si sono susseguiti di questa matrice.
Per questo, reagendo alla confusione che la settimana scorsa si è venuta a creare, abbiamo promosso una manifestazione regionale a Bologna.
Convocata l’8 febbraio per la mattina del 10, ha visto in Piazza del Nettuno a Bologna, davanti al Sacrario dei Caduti, una partecipazione di 1.000 / 1.500 persone, partendo da un appello a tutte le forze politiche e sociali perché i fatti di Macerata non venissero, come si è tentato di fare, derubricati a gesto isolato di un folle, ma riconosciuti per la loro matrice fascista e razzista. In quell’occasione abbiamo potuto ribadire unitariamente (ANPI, ARCI, CGIL e Libera) come oggi sia ancor più necessario proseguire con forti iniziative sul piano sociale, culturale e politico per arginare questa inaccettabile deriva.
Abbiamo affermato come un fronte coeso, unitario, non violento sia la migliore risposta al riemergere della sottocultura fascista e razzista. Tanti anni di crisi hanno sfilacciato il tessuto sociale, intaccato il welfare ma soprattutto indebolito la coscienza delle persone e il risentimento ha oggi alleati formidabili: la tastiera, i social, internet. Anche per questo è centrale che i corpi intermedi difendano il proprio ruolo e non vengano sballottati senza rispetto dalle forze politiche, soprattutto in questa difficile e poco entusiasmante campagna elettorale. In Emilia Romagna abbiamo fortemente scelto di non rompere il fronte unitario con CGIL, ANPI e Libera proprio perché dall’11 febbraio, come prima, tutti i giorni, insieme e singolarmente mettiamo in pratica antifascismo e antirazzismo con gesti, iniziative, azioni.
E perché crediamo che il 24 febbraio a Roma sia un’altra importante occasione per continuare a tenere al centro del dibattito pubblico il tema, cogliendo questo terreno come quello su cui ricostruire dalle probabili macerie che ci troveremo a osservare il 5 marzo.