C’è un momento delicato che ogni anno a ottobre ci spinge a una riflessione importante su dove stiamo andando. Nei giorni 16 e 17 si celebrano la Giornata Mondiale dell’Alimentazione e la Giornata internazionale per l’Eliminazione della povertà, l’occasione per fare il punto sullo stato di un pianeta sempre più impoverito e affamato.
Ecco i dati Fao: 2,1 miliardi di persone vivono in povertà e oltre 800 milioni non possono sfamarsi, un dato che cozza orribilmente con l’aumento costante del dramma obesità che coinvolge 120 milioni di persone. Ancora ieri, anche papa Francesco ha incitato una volta di più a trovare «soluzioni reali» contro la povertà.
Allora impegniamoci individualmente e auguriamoci che la campagna 2030 Fame Zero raggiunga l’obiettivo che si è data. Magari il segnale arrivato da Stoccolma aiuterà: il Nobel per l’economia è stato appena assegnato a chi a questa battaglia si è dedicato con “un approccio sperimentale”, gli economisti Abhijit Banerjee, Esther Duflo e Michael Kremer è il segno che si può e si deve intervenire.
E torniamo all’auspicio che fu di Gianni Rodari, che nella filastrocca ‘Il pane’ così si augurava: di essere un fornaio in grado un giorno di cucinare un pane tanto grande da sfamare tutta la gente che ha fame: Un giorno senza fame! Il più bel giorno di tutta la storia.