Sarà un fine settimana decisivo, sulla Catalogna.
Rajoy ha deciso di applicare una versione molto dura dell’articolo 155, nonostante il presidente catalano avesse confermato per iscritto di non aver mai dichiarato l’indipendenza e chiesto due mesi di tempo per il dialogo. Verranno esautorati Governo e Parlamento, e commissariate le forze di sicurezza catalane e i media pubblici. E, in attesa dei passi istituzionali da parte del Parlamento catalano e di quello spagnolo, la società civile in Catalogna si prepara a quello che verrà.
Nei giorni scorsi, l’assemblea plenaria di TV3, la rete televisiva pubblica, ha sottoscritto un appello diramato dalle Comisiones Obreras. Rigetta il commissariamento, fa appello perché non venga votato dal Senato spagnolo e chiede a tutte le istanze europee e internazionali un impegno per la difesa del diritto all’informazione.
Si esprimono anche le organizzazioni della scuola, che reagiscono alle accuse di utilizzare il sistema educativo catalano per l’indottrinamento anti-spagnolo.
I pacifisti della rete En Peu de Pau sono impegnati per «sviluppare un quadro plurale di coordinamento e di rete per mantenere il carattere nonviolento delle mobilitazione; consolidare ed estendere le pratiche di risposta pacifiche, di fronte alla riduzione dei diritti e delle libertà cittadine; e organizzare gruppi attivi che operino a questo scopo nelle future mobilitazioni».
Praticamente tutta la società civile catalana ha firmato l’appello per la creazione di una Commissione indipendente di mediazione, dialogo e conciliazione.
Ecco il testo:
«La Catalogna si struttura da sempre in una società civile plurale, rivendicativa e pacifica nella quale le diverse istituzioni, entità e collettivi hanno avuto un ruolo di coesione della sua personalità.
A partire dalla convinzione che qualsiasi decisione sul futuro della Catalogna deve passare per una soluzione pacifica e consensuale, i firmatari manifestano la loro volontà di offrire ponti di dialogo che rendano possibile una soluzione.
Per questo, crediamo necessario proporre un accordo di risoluzione del conflitto che permetta la fine dell’attuale clima di tensione e che garantisca il mantenimento di un sistema di convivenza e di organizzazioni politica, economica e sociale fondata sulla pace, il rispetto, la tolleranza, i diritti e le libertà di tutta la cittadinanza.
Per queste ragioni chiediamo al Governo di Catalogna e al Governo dello Stato Spagnolo, così come a tutti i gruppi parlamentari di accettare una mediazione o una conciliazione che porti: a ristabilire il funzionamento ordinario delle istituzioni di autogoverno della Catalogna, scartando qualunque decisione immediata sul modello politico organizzativo; a creare un clima utile alla convivenza e il ritorno alla situazione precedente alle azioni dispiegate a seguito della convocazione del 1 ottobre in relazione alle Forze e ai Corpi di Sicurezza dello Stato in Catalogna; all’accettazione di tutte le parti in causa di un processo di soluzione che si esplichi attraverso una commissione indipendente di mediazione, dialogo e conciliazione».