La Rete AOI esprime solidarietà a World Central Kitchen per l’atroce e colpevole uccisone di sette colleghe e colleghi operatrici e operatori umanitari colpiti dall’esercito israeliano mentre lasciavano il magazzino di Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza, dove avevano scaricato più di 100 tonnellate di aiuti giunti via mare.
La Corte Internazionale di Giustizia, nelle sue recenti prescrizioni al Governo di Israele, ha ricordato che l’utilizzo della fame come arma di guerra e insieme ogni attacco a civili protetti dal diritto umanitario rappresentano una potenziale violazione della convenzione sul genocidio.
Questo tragico episodio non solo è una dolorosissima e devastante perdita per le famiglie delle vittime e le comunità cui portavano aiuti, alle quali le organizzazioni di AOI sono vicine, ma è insieme un attacco diretto alla solidarietà internazionale e ai principi fondamentali del diritto umanitario internazionale.
In base alle Convenzioni di Ginevra e altre collegate, chi opera nelle organizzazioni dell’aiuto umanitario deve essere rispettato e protetto in ogni circostanza, garantendo così la possibilità di svolgere il proprio lavoro senza ostacoli.
“L’aiuto umanitario è sotto mira delle armi. A Gaza ormai non c’è più il rispetto delle basilari Convenzioni internazionali. La comunità mondiale si esprima, condannando senza riserve questi atti ingiustificati di violenza e attivi misure volte innanzitutto a stabilire la veridicità dei fatti e a garantire che gli operatori e le operatrici civili possano svolgere il loro importante lavoro in condizioni di effettiva sicurezza a Gaza oggi e in ogni parte del mondo.” commenta Silvia Stilli, Presidente di AOI.
La Rete AOI esorta ancora una volta il Governo italiano a far sentire la propria voce di condanna dell’operato israeliano in tutte le sedi opportune, intraprendendo le azioni diplomatiche necessarie a porre fine a questo massacro.
“Continueremo a onorare l’impegno delle colleghe e dei colleghi uccisi ieri e lavoreremo senza sosta perché il loro sacrificio in nome della solidarietà non sia stato vano” conclude Stilli.