In Siria, i molti interessi in gioco – di influenza geopolitica, di utilizzo e transito delle risorse energetiche, di presunti o finti antagonismi religiosi – trovano, nel pretesto del presunto utilizzo di armi chimiche, il modo di portare a termine un disegno che comincia 7 anni fa e ha prodotto oltre 400mila morti e più di 4 milioni di profughi.
C’è un fronte interno al mondo musulmano, che contrappone Paesi e gruppi sciiti – Governo siriano, Iran, Hezbollah libanese – ad altri di osservanza sunnita – le opposizioni siriane, Arabia Saudita, Isis; a questo si sommano gli opposti interessi di controllo geopolitico dell’area da parte di Usa, insieme con tutto il blocco atlantico e Israele, contro la Russia.
Per responsabilità di Stati Uniti, Regno Unito e Francia, ora la guerra purtroppo assume un carattere globale, con conseguenze al momento inimmaginabili.
L’attacco all’alba di sabato 14 aprile è un’azione militare grave, perché nasce dalla contrapposizione tra le due potenze Usa e Russia, perché non sortisce alcuna soluzione alla sofferenza della popolazione siriana, e illegale, perché nasce al di fuori da qualsiasi legittimazione delle Nazioni Unite e del Diritto internazionale.
Tutto il Medio Oriente (a partire dalla Palestina e Israele, fino alla questione kurda) diventa una polveriera, una scintilla potrebbe essere l’inizio di una corsa senza fine verso un esito tragico e già visto, il cui prezzo maggiore è sempre pagato dalla popolazione civile.
Premesso ciò
il congresso di Arci sollecita l’associazione nazionale a chiedere:
– che le Nazioni Unite si riapproprino del proprio ruolo e che impongano un immediato cessate il fuoco;
– che l’Unione Europea parli con una sola voce, condanni qualsiasi azione unilaterale da parte dei suoi Stati membri;
– che il nostro Governo tenga un filo costante di aggiornamento con il Parlamento, a tutela dell’Art. 11 della Costituzione sul ripudio della guerra;
– che il Governo non assuma alcuna iniziativa e non conceda l’uso di basi in territorio italiano per nessun fine che non sia in sintonia con decisioni delle Nazioni unite;
– che ci si operi in favore di uno sviluppo democratico in modo pacifico, al fine di superare il regime di Assad e la feroce occupazione dell’Isis.
Infine, il congresso invita l’Arci come filiera dal livello locale a quello nazionale, in quanto componente attiva di reti pacifiste a livello locale e della Rete della Pace italiana, a prestare il massimo dell’attenzione a tutte le prossime fasi di questa delicatissima vicenda, tanto a Roma e verso le istituzioni del Paese, quanto nei territori e nelle città, per un effettivo rispetto dell’articolo 11 della nostra Costituzione, insieme a tutte le forze democratiche, all’associazionismo pacifista e nonviolento, alla società civile del nostro Paese.