Il progetto di mediazione culturale per i detenuti stranieri di Arci Bari
Per rivendicare un diritto innanzitutto devi sapere che quel diritto esiste e ti spetta, e subito dopo devi essere in grado di poterlo chiedere, di poterlo dire.
Parte da questi due semplici presupposti ZIP – azioni di cerniera, il progetto pilota di mediazione culturale e orientamento legale per i detenuti stranieri del carcere di Bari fortemente voluto dalla direzione della Casa Circondariale del capoluogo pugliese, attuato con passione e impegno da Arci Bari e sostenuto con convinzione dal garante regionale dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.
Il progetto, partito l’anno scorso in via sperimentale, è stato confortato da un importante successo.
I detenuti stranieri rappresentano circa il 15% del totale della popolazione carceraria della casa circondariale barese (mediamente intorno alle 440 unità). Si tratta di una ‘utenza’ estremamente problematica poiché provata oltre che dalla durezza della condizione di detenzione anche dai problemi derivanti dalla condizione migratoria (differenze culturali, religiose, di lingua) e dall’isolamento personale nel contesto cittadino.
Nel primo anno di lavoro gli operatori di Arci Bari hanno incontrato detenuti di 17 diverse nazionalità (albanese, algerina, bulgara, cinese, eritrea, gambiana, georgiana, greca, irachena, iraniana, ivoriana, marocchina, montenegrina, nigeriana, somala, sudanese, tunisina) parlando in 9 diverse lingue (albanese, arabo, bulgaro, farsi, francese, georgiano, greco, inglese, tigrino). Gli interventi hanno riguardato soprattutto il supporto alle modalità di accesso ai servizi del carcere, le questioni sanitarie (solitamente in affiancamento all’equipe sanitaria interna) e, fondamentale, l’orientamento legale dei detenuti inteso come tutela dei diritti legati alla loro condizione di cittadini stranieri sul territorio.
I risultati della prima edizione del progetto sono stati presentati nei giorni scorsi a Bari nella sede della Regione Puglia alla presenza del Presidente del Consiglio regionale Mario Loizzo, del Garante regionale dei detenuti Piero Rossi e della Direttrice del Carcere di Bari Valeria Pirè: «Questo progetto – ha detto il presidente di Arci Bari Luca Basso – presidia l’articolo 27 della Costituzione, che dice tra l’altro che “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità”. Come a dire che alla dura condizione della reclusione non si aggiungano ‘pene accessorie’ come l’isolamento che deriva dall’impossibilità di comunicare, di rappresentare i propri bisogni, di chiedere cure e diritti.
La seconda edizione del progetto ZIP al via in questi giorni, forte dell’esperienza acquisita e delle relazioni costruite in questo primo anno di lavoro, avrà come obiettivi il miglioramento del contesto e, dove sarà possibile, la costruzione di percorsi di integrazione per i detenuti».